Voluto dal conte Pier Maria II de' Rossi quale possente struttura difensiva ed elegante nido d'amore per sé e l'amante Bianca Pellegrini, il bellissimo castello di Torrechiara, reso celebre dal film Ladyhawke del 1985, è considerato uno dei più notevoli, scenografici e meglio conservati castelli d'Italia. La possente fortificazione si sviluppa su una pianta pressoché rettangolare attorno alla Corte d'Onore centrale, con quattro torrioni quadrangolari (foto 10-14) posti alle estremità; è circondata dalla tripla cerchia muraria in pietra, modificata alla fine del XVI secolo: la più esterna, demolita, attorniava la collina; quella intermedia, abbassata, cinge il borgo esteso a nord del castello; la più interna, in parte sopraelevata, contorna il maniero. L'edificio è inoltre accerchiato da un doppio fossato, valicato in origine da due ponti levatoi. Oltre alle tre cerchie di mura, ai due fossati, ai doppi ponti levatoi e ai due rivellini (foto 5-6), sono numerosi gli accorgimenti difensivi presenti originariamente nella fortezza, dei quali si scorgono ancora le tracce: il sinuoso percorso di accesso esposto al tiro degli arcieri, le ventiere in legno di chiusura degli spazi tra i merli ghibellini (foto 20-21), in seguito coperti da tetti, i camminamenti di ronda compartimentabili (foto 15-19), i lunghi beccatelli con caditoie che corrono sui perimetri delle torri e delle facciate esterne di tutti gli edifici e il massiccio mastio sormontato da dongione. Tra le numerose bellissime sale del maniero spiccano quelle del piano nobile, in particolare la Camera d'Oro, collocata al primo piano della torre omonima, che comunica con la Sala dell'Aurora e col Salone dei Giocolieri. L'ambiente, nato probabilmente quale camera da letto e studiolo privato di Pier Maria II de' Rossi, è noto per il ciclo di affreschi dipinti probabilmente da Benedetto Bembo nel 1462, l'unico esempio in tutta Italia di un ciclo di dipinti medievali incentrati sulla glorificazione dell'amor cortese tra due personaggi realmente esistiti. Le pareti della sala sono rivestite fino al piano di imposta della volta a crociera con formelle di terracotta ornate con altorilievi e coperte originariamente da pitture e da una decorazione in foglia d'oro, asportata da Pietro Cacciaguerra intorno al 1910. Le lunette e il soffitto sono dipinti con affreschi fortemente simbolici, celebrativi dell'amore tra Pier Maria II de' Rossi e l'amante Bianca Pellegrini, rappresentati nelle varie scene, e del grande potere del conte, sottolineato dalla realistica raffigurazione dei suoi numerosi castelli nel Parmense (foto 27-35). Dello studiolo si conserva la finestrella aperta verso la loggia; l'ampia terrazza tardo-cinquecentesca, coperta dal tetto sostenuto da una serie di pilastri perimetrali in mattoni, si affaccia a 270° sulla Val Parma e sulla pianura a nord (foto 23-26).